La
storia del Santuario risale per tradizione
a Sant'Anselmo, al
quale la Vergine dei Voti avrebbe promesso protezione per la
città,
parlandogli da un'immagine affrescata lungo il corridoio tra la
cattedrale e San Paolo (chiesa ora non
più
esistente).
Ippolito Donesmondi nella sua Historia ecclesiastica (1612) scrive:
S. Anselmo
A
partire dal 1477 si sparse la voce che davanti a quell'immagine si
ottenessero miracoli: cominciarono allora ad affluire cospicue offerte
votive (di qui il nome di Santa Maria dei Voti), incrementate
nel
1481 in occasione di una disputa teologica svoltasi alla presenza del
marchese Federico I e del popolo. Il francescano, poi beato, Bernardino
da Feltre e e il domenicano, poi generale dell'ordine, Vincenzo
Mandello, disputarono sul tema dell'Immacolata Concezione di Maria; la
giuria decretò la vittoria di Bernardino, difensore del
privilegio, e la decisione fu densa di conseguenze: tra le altre, il
Papa Sisto IV emise una bolla a sostegno del futuro dogma, e in sede
locale fu deciso di costruire una chiesa in onore della
Vergine. Con le offerte pervenute, la Chiesa fu subito avviata
nell'area dell'antica immagine, anche per valorizzarla con una
più degna collocazione e ne fu dato incarico all'architetto
di
corte, il toscano Luca Fancelli.
Il
suo progetto può essere interpretato così: la
sagrestia
della cattedrale, esistente da circa mezzo secolo, doveva essere intesa
come la navata di un nuovo tempio, di cui egli
edificò il
transetto con la breve abside in cui si trovava - proprio di fronte
alla navata - l'immagine da onorare. Ma la parete di comunicazione tra
il vecchio e il nuovo ambiente non fu abbattuta; il vecchio rimase
sagrestia e il nuovo, spostata la sacra immagine a capo di quello che
doveva essere il braccio destro del transetto, divenne la nuova chiesa
mariana, con accesso dal Duomo attraverso il tratto superstite del
corridoio. Successiva invece la cappellina di sinistra, aperta
nell'area della scomparsa chiesa di San Michele (ne restano tracce
nell'adiacente seminario) voluta da Matilde di Canossa come mausoleo
per il padre, il marchese Bonifacio.
Del
1640 è un
episodio che mutò nome alla chiesa. Dopo il saccheggio e la
peste del 1630, che avevano prostrato la città e il suo
territorio, la principessa Maria Gonzaga, reggente del
Ducato, volle affidare se stessa, la dinastia e lo Stato alla
protezione della Vergine: fatta eseguire un'immagine mobile omologa di
Santa Maria dei Voti, dispose che fosse portata in processione per le
vie della città e solennemente incoronata, nella basilica di
Sant'Andrea, come regina di Mantova. Da allora la Chiesa e
l'immagine affrescata di Santa Maria dei Voti furono denominate
dell'Incoronata e ne fu fissata la festa annuale la prima
domenica dopo San Martino.
L'anno
1840, secondo centenario dell'incoronazione, la Chiesa fu sottoposta a
un consistente intervento anche strutturale, in particolare nella
cupola. Fu aggiunta allora la cappellina di destra, nella quale,
insieme con quella di fronte, fu data conveniente collocazione
ai
corpi dei santi traslati nella cattedrale da chiese soppresse.
Tratto
da”La Cattedrale di Mantova” di Roberto Brunelli
(2011)