Arte
Un corridoio collega il Duomo
alla cappella, a cui si accede attraverso un cancello in cima a tre
gradini.
A
destra la
cappellina della Santa Croce prende
il nome dal simbolo cristiano per eccellenza, la croce, collocata in
evidenza
sull'altare, al di sopra di un gentile affresco raffigurante la Madonna
col bambino e San Leonardo. L'affresco reca la data 1482: risale
pertanto alle origini del santuario. Sotto la mensa dell'altare
è il
corpo del beato Giacomo Benfatti, teologo domenicano,
professore
all'Università di Parigi, vescovo di
Mantova nel
delicato periodo di trapasso dalla signoria dei Bonacolsi a quella dei
Gonzaga. Festa, il 19 novembre. Per volontà del
vescovo
Corti, il beato porta la stola di Don Enrico Tazzoli, il capofila dei
martiri di Belfiore, che si era attivamente interessato ai lavori del
1840.
Nell'urna alla parete sinistra sono i resti
del beato Marco
Marconi (1480-1510), religioso
nel convento dei Girolamini che sorgeva nell'area del Miliareto; festa,
il 21 febbraio.
Nell'urna di contro, sormontata da un'immagine
devozionale modellata nel 1950 da monsignor Luigi Bosio (cui si deve
anche quella del beato Marco), i resti della terziaria
domenicana Caterina Carreri, cui la tradizione
dà il
titolo di Venerabile.
La
cappellina di fronte, a sinistra, è denominata di San
Celestino o anche
del beato Giovanni Bono,
i cui resti sono sotto la mensa dell'altare. Giovanni, nato a Mantova
nel 1168, fino ai quarant'anni condusse una vita sregolata e vagabonda
come giullare; convertitosi, si ritirò in eremitaggio presso
Cesena, per trasferirsi a Mantova in prossimità della morte,
avvenuta nel 1249. Appunto nel suo pio transito lo raffigura, davanti
alla Madonna col bambino, San Celestino e altri santi, la pala
dell'altare, eseguita nel primo ottocento dal mantovano Antonio
Ruggeri. La festa di questo beato cade il 16 ottobre.
Le urne laterali
accolgono i corpi di due beati carmelitani, vissuti quasi
contemporaneamente nel convento di via Pomponazzo ora sede degli uffici
finanziari dello Stato, e accomunati anche nella festa, il 5
dicembre. Sono Bartolomeo Fanti e Battista
Spagnoli. Il
primo, nato nel 1443 (o forse intorno al 1425) e morto nel 1495, si
prodigò nel diffondere il culto eucaristico e la devozione
alla
Madonna. Il secondo (1447-1516), più che per le indiscusse
virtù è noto come umanista e poeta latino: in
questa
veste ebbe per tutto il secolo 16º fama europea; chiamato "il
mantovano" per eccellenza, fu amico dei maggiori letterati italiani;
Erasmo da Rotterdam lo definì "il Virgilio cristiano" e
alcuni
suoi versi furono citati anche da Shakespeare.
Sopra
l'altare centrale come incorniciata da un'ancona lignea del 1840
in cui si custodiscono numerose reliquie, è l'immagine
originale
della Madonna col Bambino, che fa di questa chiesa
uno dei
Santuari Mariani della diocesi. L'immagine, a fresco,
è
stata oggetto di ripetuti e non sempre felici interventi di restauro,
sicché appare oggi di difficile datazione; in base allo
schema
compositivo, che presenta particolari ancora riferibili alla pittura
bizantina, si potrebbe ipotizzare un'origine duecentesca. Per un certo
periodo e sino al 1840 la sacra immagine fu coperta, all'uso orientale,
da una lamina in metalli preziosi che lasciava scoperti soltanto i
volti; peraltro l'immagine stessa era visibile solo in rare occasioni,
essendo nascosta, insieme con il reliquiario circostante, dietro un
grande velario, commissionato a Francesco Morgagni e
raffigurante la Santissima Trinità con la Madonna, cui
Sant'Anselmo raccomanda la città di Mantova. La tela
è
perduta; ma forse ne è rimasta traccia in una stampa
ottocentesca.
A
destra dell'altare, cenotafio con ritratto del vescovo del
Risorgimento, Giovanni Corti, opera del mantovano
Pasquale
Miglioretti; a terra, sepolcro di Eleonora d’
Austria, sposa del duca Guglielmo Gonzaga, con i resti qui
traslati dalla chiesa della Trinità.
Nella
volta sopra l'altare e alle pareti laterali, tre affreschi del Ghisi e
dell’Andreasino, eseguiti al tempo di quelli in cattedrale e
raffiguranti tre scene relative alla Vergine: la Pentecoste, il suo
transito e l'Assunzione al cielo. Sotto il transito, a lato della porta
è la nera lastra sepolcrale del marchese Bonifacio, padre di
Matilde di Canossa.
Tratto
da”La Cattedrale di Mantova” di Roberto Brunelli
(2011)
http://www.ognissantisanbarnaba.it/os/index.php/unita-pastorale/storia-ed-arte/56-unitapastorale2018/storia-e-arte/175-cappella-dell-incoronata
Da
mantovastoria in Storia Locale 2014
Lavori di restauro 2019
Da
LA GUIDA DI MANTOVA, 1866
Dal NUOVO PROSPETTO DELLE SCULTURE E ARCHITETTURE DI MANTOVA, Susani
1818
Da ATLANTE MARIANO, 1842
SUPPLICA
O Madre nostra Maria,
il titolo di Madre di Dio Incoronata,
col quale da più di mille anni, generazioni innumerevoli Ti onorano,
ci ricorda la Tua materna protezione
e la Tua potente intercessione presso il Figlio tuo Gesù
per chiunque ricorre fiducioso a Te.
Dio stesso Ti ha voluto dispensatrice di grazia in favore di tutta l’umanità.
L’antica e miracolosa immagine venerata nel Santuario a Te dedicato,
è segno concreto della Tua materna presenza
e disponibilità verso tutti coloro che Ti invocano.
Questo luogo benedetto, da Te prescelto,
è da secoli meta di pellegrini
fiduciosi di sperimentare la Tua materna intercessione.
Confortati e animati dalla più grande confidenza, benché peccatori,
noi eleviamo a Te con filiale devozione, le nostre suppliche e preghiere,
prostrandoci davanti alla Tua immagine gloriosa
che splende come aurora di speranza,
perché Ti degni di ascoltarle ed esaudirle.
Amen.
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