SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE INCORONATA
REGINA DI MANTOVA
 

Duomo Piazza Sordello 46100 Mantova Tel. 0376 320220



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Arte

Un corridoio collega il Duomo alla cappella, a cui si accede attraverso un cancello in cima a tre gradini.








A destra la cappellina della Santa Croce prende il nome dal simbolo cristiano per eccellenza, la croce, collocata in evidenza sull'altare, al di sopra di un gentile affresco raffigurante la Madonna col bambino e San Leonardo. L'affresco reca la data 1482: risale pertanto alle origini del santuario. Sotto la mensa dell'altare è il corpo del beato Giacomo Benfatti, teologo domenicano, professore all'Università di Parigi, vescovo di Mantova nel delicato periodo di trapasso dalla signoria dei Bonacolsi a quella dei Gonzaga. Festa, il 19 novembre. Per volontà del vescovo Corti, il beato porta la stola di Don Enrico Tazzoli, il capofila dei martiri di Belfiore, che si era attivamente interessato ai lavori del 1840. 
Nell'urna alla parete sinistra sono i resti del beato Marco Marconi (1480-1510), religioso nel convento dei Girolamini che sorgeva nell'area del Miliareto; festa, il 21 febbraio. 
Nell'urna di contro, sormontata da un'immagine devozionale modellata nel 1950 da monsignor Luigi Bosio (cui si deve anche quella del beato Marco), i resti della terziaria domenicana Caterina Carreri, cui la tradizione dà il titolo di Venerabile.

La cappellina di fronte, a sinistra, è denominata di San Celestino o anche del beato Giovanni Bono, i cui resti sono sotto la mensa dell'altare. Giovanni, nato a Mantova nel 1168, fino ai quarant'anni condusse una vita sregolata e vagabonda come giullare; convertitosi, si ritirò in eremitaggio presso Cesena, per trasferirsi a Mantova in prossimità della morte, avvenuta nel 1249. Appunto nel suo pio transito lo raffigura, davanti alla Madonna col bambino, San Celestino e altri santi, la pala dell'altare, eseguita nel primo ottocento dal mantovano Antonio Ruggeri. La festa di questo beato cade il 16 ottobre. 
Le urne laterali accolgono i corpi di due beati carmelitani, vissuti quasi contemporaneamente nel convento di via Pomponazzo ora sede degli uffici finanziari dello Stato, e accomunati anche nella festa, il 5 dicembre. Sono Bartolomeo Fanti e Battista Spagnoli. Il primo, nato nel 1443 (o forse intorno al 1425) e morto nel 1495, si prodigò nel diffondere il culto eucaristico e la devozione alla Madonna. Il secondo (1447-1516), più che per le indiscusse virtù è noto come umanista e poeta latino: in questa veste ebbe per tutto il secolo 16º fama europea; chiamato "il mantovano" per eccellenza, fu amico dei maggiori letterati italiani; Erasmo da Rotterdam lo definì "il Virgilio cristiano" e alcuni suoi versi furono citati anche da Shakespeare.


Sopra l'altare centrale come incorniciata da un'ancona lignea del 1840 in cui si custodiscono numerose reliquie, è l'immagine originale della Madonna col Bambino, che fa di questa chiesa uno dei Santuari Mariani della diocesi. L'immagine,  a fresco, è stata oggetto di ripetuti e non sempre felici interventi di restauro, sicché appare oggi di difficile datazione; in base allo schema compositivo, che presenta particolari ancora riferibili alla pittura bizantina, si potrebbe ipotizzare un'origine duecentesca. Per un certo periodo e sino al 1840 la sacra immagine fu coperta, all'uso orientale, da una lamina in metalli preziosi che lasciava scoperti soltanto i volti; peraltro l'immagine stessa era visibile solo in rare occasioni, essendo nascosta, insieme con il reliquiario circostante, dietro un grande velario, commissionato a Francesco Morgagni e raffigurante la Santissima Trinità con la Madonna, cui Sant'Anselmo raccomanda la città di Mantova. La tela è perduta; ma forse ne è rimasta traccia in una stampa ottocentesca.




A destra dell'altare, cenotafio con ritratto del vescovo del Risorgimento, Giovanni Corti, opera del mantovano Pasquale Miglioretti; a terra, sepolcro di Eleonora d’ Austria, sposa del duca Guglielmo Gonzaga, con i resti qui traslati dalla chiesa della Trinità.

Nella volta sopra l'altare e alle pareti laterali, tre affreschi del Ghisi e dell’Andreasino, eseguiti al tempo di quelli in cattedrale e raffiguranti tre scene relative alla Vergine: la Pentecoste, il suo transito e l'Assunzione al cielo. Sotto il transito, a lato della porta è la nera lastra sepolcrale del marchese Bonifacio, padre di Matilde di Canossa. 

















Tratto da”La Cattedrale di Mantova” di Roberto Brunelli (2011)

http://www.ognissantisanbarnaba.it/os/index.php/unita-pastorale/storia-ed-arte/56-unitapastorale2018/storia-e-arte/175-cappella-dell-incoronata

Da mantovastoria in Storia Locale 2014

Lavori di restauro 2019



Da LA GUIDA DI MANTOVA, 1866



Nella sua opera DELLE ARTI E DEGLI ARTEFICI DI MANTOVA (1857) Carlo D'arco scrive:




E disegna così Santa Maria dei Voti:



Dal NUOVO PROSPETTO DELLE SCULTURE E ARCHITETTURE DI MANTOVA, Susani 1818




Da ATLANTE MARIANO, 1842




SUPPLICA

O Madre nostra Maria,
il titolo di Madre di Dio Incoronata,
col quale da più di mille anni, generazioni innumerevoli Ti onorano,
ci ricorda la Tua materna protezione
e la Tua potente intercessione presso il Figlio tuo Gesù
per chiunque ricorre fiducioso a Te.

Dio stesso Ti ha voluto dispensatrice di grazia in favore di tutta l’umanità.
L’antica e miracolosa immagine venerata nel Santuario a Te dedicato,
è segno concreto della Tua materna presenza
e disponibilità verso tutti coloro che Ti invocano.

Questo luogo benedetto, da Te prescelto, 
è da secoli meta di pellegrini
 fiduciosi di sperimentare la Tua materna intercessione.

Confortati e animati dalla più grande confidenza, benché peccatori,
noi eleviamo a Te con filiale devozione, le nostre suppliche e preghiere,
prostrandoci davanti alla Tua immagine gloriosa
che splende come aurora di speranza,
perché Ti degni di ascoltarle ed esaudirle.

Amen.